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Stanze Segrete: atmosfere esotiche ne “IL profumo del tè alla cannella”
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La dolcezza e la trasgressione e il linguaggio segreto farcito di erotismo con il quale educare una ragazza giovanissima per prepararla all’appagamento di se stessa e del marito. Tutto questo è raccontato e vissuto intensamente in un breve dramma dal titolo "Il profumo del tè alla cannella" recitato splendidamente da 4attrici negli spazi insoliti di Stanze Segrete, teatro non teatro, piuttosto due ambienti contigui nel cuore di Trastevere, un esperimento nato in una casa di via Garibaldi sull’onda di un analogo utilizzo parigino dove un appartamento privato di sera diventava spazio teatrale aperto alla poesia e a spettacolarizzazioni di opere letterarie. Dal 1995, Stanze Segrete è stato trasferito in questi due ambienti di via della Penitenza e ne ha preso la gestione artistica Ennio Coltorti, attore, regista e doppiatore di celebrata qualità artistica, che ha contribuito alla rinomanza del luogo , invitando attori e autori di vaglio a collaborare. "Il profumo del tè alla cannella" si inserisce a pieno titolo in questa raffinata programmazione. Il racconto si dipana in due momenti diversi e contemporanei ad un tempo, legati come sono con il filo invisibile della memoria e delrimpianto. Nell’oggi, nella città di Damasco, scelta ad emblema di una certa visione islamica dei rapporti umani e soprattutto delle relazioni fra madri e figlie e tra uomini e donne, una Damasco di hammam profumati, lontana dalle turbolenze dei tempi moderni, Hanan , madre amorevole, cerca di preparare la giovanissima figlia, un’amica con la quale ha costruito la sua felicità di donna soggettaalle dure leggi che le impongono di non scegliere l’uomo che la possiederà considerandola una proprietà esclusiva, passibile di ogni punizione e persino di morte nel caso dovesse ribellarsi alle interpretazioni della legge coranica, per lo più decodificate in modo aberrante da improvvisati interpreti della volontà di Dio espressa dal Profeta. Hanan, ascoltando le esitazioni fanciulle di Najat, la sua bambina divenuta donna e prossima alle nozze, confrontando con lei i percorsi dell’eros per un più immediato appagamento del marito, va con il pensiero al proprio passato. E il passato è un luogo segreto dove si è edificato un bunker checircondava lei, ragazza ricca vissuta dal benessere, e la sua serva, Alia, bellissima coetanea con la quale fra gli effluvi profumati del bagno e i massaggi ammorbidenti che scivolano sulla pelle compatta di giovinezza, si era creato un legame complesso, fatto di corpi nudi, di baci distratti in un crescendo di erotismo che cercava non solo il soddisfacimento fisico ma uno stimolo diverso, la fantasia e l’immaginazione all’erta a cogliere il minimo segno di una gioia profonda e inenarrabile e l’appagamento finale in un’ apoteosi di silenzio che attingeva la mistica segreta dell’amore. Intensità di sentimenti e di voluttà sublimata dal non possesso fisico che eccitava la sensualità. Allora si spezzavano le barrieredi ruoli e ceti diversi, Hanan e Alia era sono due bocche impegnate a darsi reciproco piacere fino all’appagamento. I corpi poi si rivestivano, la seta carezzava Hanan che si fermava a sorbire un profumato tè alla cannella. Era la vendetta pregustata in silenzio per la sorte che attendeva la giovinezza di Hanan, certamente destinata alla brutalità di rapporti sessuali con uno sconosciuto al quale regalare una forma d’amore fatta di soggezione e di doveri. Oggi quel passato è sbiadito, Hanan è una madre, deve parlare alla figlia prima delle sue nozze, anche se i costumi si sono lievemente modificati, e si può liberamente confessare un amore di gioventù, un apprentissage vissuto con infinita dolcezza. Bravissime e molto belle le attrici in scena in questa pièce, liberamente ispirata all’opera di Yazbek Samar, una tappa di quel progetto "I sapori dell’eros" di Arianna Di Pietro, iniziato con "Le mille e una notte". Il testo in scena è statoscritto da Arianna Di Pietro e Anna Graziano e recitato, oltre che dalle stesse, anche da Giulia Adami e Elisa Pavolini. Bella la regia un po’ sognante di Annalisa Biancofiore. Franzina Ancona
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