L’Italia, il Paese delle barriere architettoniche
 











La nuova metropolitana di Roma. La filovia di Pescara. I treni regionali e le stazioni delle ferrovie italiane. Opere costate miliardi di euro, pensate per aumentare la libertà di muoversi ma rigorosamente vietate ai disabili.
Dovrebbero essere mezzi di trasporto accessibili anche a chi si muove in carrozzina o con le stampelle, ma troppi ostacoli li rendono un incubo: gradini troppo alti, pedane mobili abbandonate, ascensori fuori uso, scivoli con pendenze da vertigini e pali della luce in mezzo ai percorsi.
Con un paradosso: abbiamo un’ottima legislazione nazionale ma quando è il momento di metterla in pratica gli enti locali, i progettisti e chi dovrebbe farla rispettare se ne dimentica completamente.
Le lezioni sono iniziate nel peggiore dei modi per chi ha bisogno di assistenza: insegnanti assenti, strutture inadeguate e braccio di ferro con i presidi per spartirsi le ore. I racconti tra iscrizioni rifiutate e ricorsi al Tar
Cosìchi può scappa. «Dopo una vita a Milano quando abbiamo potuto ci siamo trasferiti in provincia, in Emilia-Romagna», racconta Dario, 50 anni e un figlio con la sindrome di Down:«Per Luca era come vivere in una giungla e non volevo tenerlo sempre in casa perché per uscire è indispensabile qualcuno che lo accompagni. È umiliante a vent’anni trattarlo come un bambino perché la città lo respinge».
Sono più di quattro milioni eppure l’universo delle disabilità non riesce a uscire dal cono d’ombra in cui si trova. Puntuale ad ogni inaugurazione di un’opera pubblica emergono tutti i problemi.
CITTA’ OFF LIMITS
È la metropolitana più costosa e sudata dal dopoguerra (15 stazioni per meno di 13 chilometri hanno un costo complessivo stimato attorno ai 3,7 miliardi di euro) ma è impraticabile per chi si muove con la carrozzina. Un dislivello di quasi otto centimetri fra la banchina e il treno della Metro C di Roma impedisce alle sedie e rotelle l’accesso ai vagoni. Se non con l’aiuto diun addetto o un accompagnatore.
È la triste scoperta a pochi giorni dall’inaugurazione della nuova linea di metropolitana della Capitale. Attesa per decenni ma nasce già vecchia. Come se vivere in città fosse una prerogativa solo per i normodotati.
Anche fuori dalle metropoli non si trovano esempi virtuosi. Come racconta il Redattore sociale provando la nuova filovia di Pescara: «Per i disabili in carrozzina, il progetto “Filò” è una barriera architettonica tout court, priva delle caratteristiche minime richieste dalla legge italiana ed europea. In altre parole: così come sono stati costruiti gli otto chilometri di filovia fino a Montesilvano, per loro, sono già un calvario».
Non va meglio quando si decide di prendere un treno. Carrozze vecchie e non dotate di pedane ad hoc per le sedie a rotelle, ogni genere di barriere per arrivare in banchina e nessuna assistenza.
Anche prendere un treno diventa una missione impossibile come raccontano le associazioni Ledha e Unioneitaliana ciechi:«Accedere al trasporto pubblico è un diritto di tutti ma il 90 per cento delle stazioni italiane rimane inaccessibile. Ci sentiamo discriminati. Il trasporto pubblico va potenziato, reso accessibile, velocizzato».
EUROPA COME SEI LONTANA
Eppure l’accessibilità è uno dei pilastri della strategia dell’Unione Europea. Per il decennio 2010-2020 l’obiettivo è ambizioso: abbattere le barriere in un continente che conta oggi circa 80 milioni di cittadini con disabilità. Un numero destinato a crescere con il progressivo invecchiamento della popolazione.
Libero accesso ai trasporti, agli spazi e ai servizi pubblici, alle tecnologie, è una vera e propria sfida. Per questo da cinque anni è stato creato “ Access City Award ”, il premio europeo per rendere le città più vivibili premiando gli esempi più virtuosi.
Sono sette le città europee che si contendono il primo posto per l’edizione 2014: Arona (Spagna), Borås (Svezia), Budapest (Ungheria), Helsinki (Finlandia),Logroño (Spagna), Lubiana (Slovenia) e Città di Lussemburgo (Lussemburgo). Nessuna tra queste è italiana. In cinque anni mai una finalista. Solo Alessandria, Brescia e Parma sono entrate tra le selezionate ma sono lontane anni luce dalle concorrenti.
L’esempio da seguire è Berlino, premiata un anno fa come la città più accessibile d’Europa. Nonostante i suoi tre milioni e mezzo di abitanti (la somma della popolazione di Roma e Palermo) spostarsi liberamente, fare turismo è la normalità nella capitale tedesca. Sono stati effettuati massicci investimenti, a partire dal sistema dei trasporti con metro, autobus e marciapiedi a portata di tutti.
Il Reichstag, dove ha sede il Parlamento tedesco, è uno dei simboli di Berlino e della sua politica senza barriere. E ancora: musei dotati di modelli tattili per non vendenti e ipovedenti. Percorsi multi-sensoriali di visita pensati per le persone con disabilità sensoriali.
«Per me il problema maggiore non è logistico», racconta KatrinaVoigt, studentessa che fa parte di uno dei gruppi di lavoro creati su misura dalla municipalità:«Penso che non sia solamente un problema architettonico. È una questione culturale, bisogna lavorare sulla percezione che gli altri hanno di noi». Michele Sasso,l’espresso

 

 









   
 



 
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