Saluti romani, odio e tolleranza zero L’omofobia è l’ossessione dei neofascisti
 











L’ultimo blitz ha la data del due dicembre. Appuntamento alle 9 del mattino davanti al comune marchigiano di Senigallia. Si ritrovano in pochi per sventolare uno striscione eloquente: «Se è gay non è famiglia». Copyright del gruppo di neofascisti Forza Nuova.
Il motivo è la decisione del consiglio comunale di dare il via libera alla trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Un braccio di ferro (e una scelta di civiltà) tra sindaci e Viminale innescato dal ministro dell’interno Alfano .
«L’iniziativa del Comune di Senigallia è solo una grottesca parodia – dice Nicolò Rotatori, portavoce locale di Forza Nuova – è in corso un attacco alla famiglia naturale. Non esistono movimenti Lgbt, parlamenti o tribunali che possano cambiare lo stato delle cose. C’è un vero e proprio indottrinamento che fa leva su un’inesistente omofobia, pretesto con il quale si cerca di mettere a tacere chiunque osi contraddire isingolari dogmi omosessuali».
Ecco i motivi che fanno scendere in piazza piccoli agguerriti gruppi di duri e puri della tradizione cristiana e difensori della famiglia naturale.
Negli ultimi mesi una escalation di manifestazioni, picchetti, scritte, violenze verbali e fisiche con una dimostrazione di muscoli e idee vecchie perfino per il Novecento.
Filo rosso un lungo elenco di “No” trasformati in slogan: «L’Italia ha bisogno di figli non di coppie omosessuali», «Lo ius soli uccide l’Italia», «L’unica famiglia è quella naturale», «Maschi selvatici non checche isteriche!». Fino a negare l’evidenza: «Se è gay non è famiglia».
Per arrivare immediatamente all’obiettivo si usano messaggi semplici e potenti che fanno leva sulla perdita di identità, lo spaesamento della modernità, l’assenza di punti di riferimento. Efficaci e virali soprattuto tra i più giovani.
Altra città, altro episodio. Il primo dicembre la scoperta del call center messo in piedi a Milano per denunciare«l’aggressione alla famiglia tradizionale e alla salute di nostri bambini», con le segnalazioni raccolte in un libro bianco targato Forza Nuova.
Una settimana prima a Roma la scuola vietata ai bambini rom per colpa di Blocco studentesco, ramo giovanile di Casa Pound, nato come centro sociale di ispirazione fascista e poi diventato movimento politico con propaggini nell’intero Paese.
Lo schema è collaudato: si diffonde la voce di un’aggressione più o meno verificata e nella periferia scoppia il putiferio. Responsabile della violenza sempre un gruppo di stranieri, (di solito nomadi, romeni o profughi richiedenti asilo) ed ecco l’arrivo dell’estrema destra che manifesta contro «il degrado delle nostre città».
Nella capitale succede a scadenze regolari, da mesi. Dopo Corcolle, Tor Sapienza e Infernetto, è stato il turno di Torrevecchia, periferia nord ovest, dove una manifestazione ha di fatto impedito che novanta ragazzini e ragazzine del vicino campo nomadi potessero frequentarematerne, elementari e medie.
L’intolleranza contro gli stranieri e l’omosessualità è il collante che mette insieme gente comune e gruppi neri che si riconoscono in «Combatti, ama, prega», soffiando sulle proteste. Quando si fanno dei piccoli passi in avanti (come la legge Scalfarotto e la prese di posizione dei Comuni per le coppie gay) ecco che esplodono le barricate.
Di diritti per i gay e migranti non si deve parlare. Devono restare un tabù, perché l’ignoranza mantiene il dogma, la mancanza di cultura facilita il populismo e la presa sulla «pancia» del Paese.
«Stiamo assistendo a un cambiamento profondo, l’Europa ci sta richiamando con forza e anche nel nostro Paese abbiamo iniziato a parlare di unioni civili e diritti per tutti. Il cambiamento lentamente sta arrivando e tutto questo fa paura agli ambienti più tradizionalisti. Avere un nemico serve per rinsaldare un gruppo, un’ideologia, accentuando lo scontro tra “noi” e “loro”, piuttosto che a confrontarsi e comprendere»,spiega Margherita Graglia, psicologa e autrice del libro “Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento”.
«La tesi del libro è chiara - continua Graglia - l’omofobia non è un fatto individuale, è invece un preciso sistema socio-culturale che innesca, mantiene e alimenta l’aggressione e lo stigma nei confronti delle persone gay e lesbiche. Finché ci saranno cittadini di serie “B” fare violenza e discriminare sulla base dell’orientamento sessuale sarà in qualche modo avvallato dallo Stato che non prende una posizione netta, ad esempio rispetto alle leggi contro l’omofobia e il matrimonio per le persone dello stesso sesso».
Per il governo di Matteo Renzi vengono prima le riforme dello Stato e la crescita economica, ma intanto qualcosa si muove.
La vicepresidente del Senato, la democratica Valeria Fedeli, ha presentato a fine novembre un disegno di legge per introdurre nelle scuole e nelle università l’insegnamento dell’educazione di genere. Fumo negli occhi per la galassianera.
«Ovviamente nessuno l’ha letto: io mi concentro sopratutto sulla battaglia contro la violenza alle donne - commenta Valeria Fedeli - La cosa incredibile però è che bastato scrivere “identità di genere” nel titolo e si è scatenato l’inferno. Appena si tocca la libertà delle persone di essere cioè che vogliono si manifestano questi uomini e valori di destra, accomunati da arretratezza culturale, violenza. Una reazione  quasi primordiale senza entrare nel merito e prendendo di mira l’omofobia proprio quando c’è finalmente una fase di apertura».
Piccoli agguerriti gruppi, difensori dei valori cattolici e tradizionalisti di ogni età che tentano di fermare il cambiamento facendo leva su aspetti considerati estranei rispetto valori dei «veri italiani».
«Educazione di genere come materia scolastica, indottrinamento omosessualista, corruzione dei giovani. Il Partito dei ladri vuol rubare ai nostri giovani e alle loro famiglie il diritto di crescere fuori dagli schemidell’omofollia»: è il tono degli attacchi in Rete.
Un crescendo di accuse: «Sappiamo cosa e come insegneranno ai bambini. Violeranno la loro infanzia e la loro purezza. Tutto questo non significa per gli omosessuali far valere i propri diritti, ma fan capire che vogliono insegnare il mondo gay, che è più pervertito di quanto si possa immaginare. La ritengo tortura psicologica tendente alla pedofilia».
E ancora: «Hanno capito che nel mondo “adulto” i loro argomenti idioti sull’omosessualità non attecchiscono, e quindi ora ci provano sui bambini».
Messaggi populistici che fanno presa e scalpore anche se in realtà la società è già tollerante, aperta e pronta a questi cambiamenti. Nell’ultimo rapporto Istat è ben evidente: l’80 per cento degli italiani considera normali i rapporti omosessuali.
Certo resiste uno zoccolo duro di un cittadino su cinque che non accetta la diversità di genere ma il problema è la mancanza di un dibattito su questi temi per cercare di capire. Megliomuro contro muro. Con la scuola come terreno di scontro. In tutti i sensi.
Sempre a Roma, nei mesi scorsi, alcuni studenti sono stati aggrediti a schiaffi e pugni perché si erano rifiutati di prendere un volantino politico di blocco studentesco.
E poi scritte omofobiche: uno, dieci, cento insulti con lo spray sui muri d’ingresso. Istituti dell’intera Penisola che diventano raccolte di accuse e minacce. Sono tutti casi di aggressioni, episodi di bullismo, attacchi verbali raccolti dall’Unar, l’ufficio anti-discriminazioni di Palazzo Chigi. Nella triste casistica una segnalazione su due riguarda la vita pubblica e quanto succede nelle aule.
Dove «frocio» diventa uno stigma, per segnare e prendere di mira chi è “In” e chi è “Out”, chi è giusto e chi è sbagliato. E puntuali le croci celtiche a far da corredo alle scritte. Per far capire da che parte stanno i difensori dei valori «giusti». Michele Sasso,l’espresso









   
 



 
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