Non saranno favorevoli i comitati che nel 2011 hanno promosso il referendum che ha bocciato il progetto dell’allora governo Berlusconi di privatizzare i servizi che dell’acqua potabile e la depurazione. Non tanto perchè i consumatori si troveranno in bolletta un aumento medio che si aggira sul 4 per cento, ma perché hanno sempre sostenuto che i costi per la manutenzione degli impianti venisse computata nella fiscalità generale. Polemiche a parte, non c’è dubbio che il provvedimento presentato ieri dall’Autorità per l’Energia e il gas (cui due anni fa è stata aggiunta anche la competenza del sistema idrico) per il nostro paese sia una piccola grande rivoluzione. Perché per la prima volta. le società che distribuiscono acqua potabile possono calclare la tariffa da far pagare ai cittadini secondo parametri che sono uguali in tutta le penisola. L’Authority ha approvato le nuove tariffe 2014-2015 per circa 40 milioni di italiani. L’aumento mediosarà del 3,9% nel 2014 e del 4,8% nel 2015 e coivolgerà circa 34 milioni di cittadini, mentre 6 milioni di consumatori beneficeranno di una riduzione del 10% della bolletta. Al calcolo si è arrivati dopo un certosino lavoro in cui i tecnici dell’Autorità hanno raccolto dati in tutte le regioni e da tutte le società che gestiscono in servizio. perché il panorama italiano è quanto mai frammentato, sia sulle tariffe fatte pagare fino a oggi, sia per la qualità del servizio. Giusto per citare un dato: nel Meridione, le strutture sono degradate al punto che in alcune province l’indice di dispersione negli acquedotti è superiore al 65 per cento: su cento litri d’acqua, un terzo si perde nel terreno. Ecco perché, il presidente dell’Autorità, Guido Bortoni ha ricordato che grazie agli aumenti si potranno attivare 4,5 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni per nuove infrastrutture, tutela ambientale e miglioramento dei servizi. "In questa prima fase dell’attivitàdell’Autorità - ha detto Bortoni in un convegno a Milano - ci siamo focalizzati nel realizzare e applicare un metodo tariffario unico per tutto il Paese. La prossima fase sarà indirizzata al completamento della regolazione, per consolidare ancor più le condizioni di realizzazione degli investimenti e individuare standard per i servizi capaci di incrementarne la qualità". Gli interventi sono quanto mai urgenti, perché sul nostro paese incombe una multa salatissima da parte dell’Unione Europea, perché non siamo in regola sulla direttaiva per la depurazione delle acque. Multe che scatteranno a partire dal 2016. Da una "una tantum" da pagare immediatamente, calcolata sulla base del Pil nazionale che dovrebbe aggirarsi sui 10 milioni euro, a una ammenda giornaliera, calcolata sulla mora tra la messa in regola rispetto alla data di esecutività della sentenza, che potrebbe andare da 11mila a 700mila euro al giorno. Se l’Autorità ha provveduto a uniformare le tariffe in tuttaItalia, il Governo si è preoccupato di fornire gli strumenti per razionalizzare il sistema delle aziende pubbliche. Nella Legge di Stabilità sono previsti incentivi per i Comune che cederanno quote delle società che gestiscono servizi pubblici, in modo da favorire le aggregazioni in realtà più grandi, che possano ricavare economie di scala e maggiore efficenza. Perché gli aumenti previsti fino al 2015 non basteranno a colmare i ritardi infrastrutturali che ci trasciniamo da almeno 30 anni. Secondo il "Blue Book", il più aggiornato quadro del settore pubblicato da Federutility, l’associazione che raccoglie le aziende di pubblici servizi, per allinearci alle medie europee dovremmo investire circa 80 euro per abitante e raggiungere così la quota di 4,8 miliardi all’anno complessivi. Invece, al momento siamo soltanto a 30 euro per abitante (per complessivi 1,6 miliardi), mentre il fabbisogno minimo secondo i piani finanziari redatti dalle società di settore parlano di almeno 51 euro perabitante e un totale di 3 miliardi di investimenti all’anno.Luca Pagni,repubblica
|