Acqua pubblica, storia di una legge travagliata: No a emendamenti truffa che la privatizzano
 











La discussione sull’acqua pubblica in Parlamento comincia con una pioggia di polemiche. Il Movimento 5 stelle e Sel accusano il Pd di volere smontare l’impianto della proposta di legge che inizia oggi il suo cammino parlamentare che appare già molto incidentato. Il provvedimento raccoglie in un nuovo testo le istanze della proposta di legge di iniziativa popolare presentata alla Camera e sottoscritta da 400 mila persone all’indomani del referendum che portò alle urne 27 milioni di cittadini ad esprimersi a favore dell’acqua pubblica.
A quattro anni dal voto, che grazie ad una massiccia partecipazione ha restituito dignità anche allo strumento referendario, il legislatore inizia a discutere di una proposta che vuole l’acqua come bene comune e non come merce. Ma la cronaca della commissione Ambiente racconta oggi un altro scenario.
Da alcuni giorni le caselle di posta elettronica dei deputati sono oggetto di un mail bombing che già nell’oggettomostra come sia alta l’attenzione sul tema: "no agli emendamenti truffa". I cittadini avvertono i parlamentari che "Da legge per l’acqua pubblica rischia di diventare a favore dell’acqua privatizzata. Richiedo, dunque, il ritiro degli emendamenti che contrastano con i principi ispiratori della proposta di legge e con l’esito del referendum 2011 e con gli impegni condivisi da coloro che hanno deciso di aderire all’intergruppo parlamentare per l’acqua".
La relatrice del Movimento 5 stelle, Federica Daga spiega che "il testo della legge va in direzione ostinata e contraria rispetto a quella del governo che vorrebbe privatizzare tutto facendo gli interessi della grandi multinazionali" e così accusa il Pd di voler stravolgere il contenuto della proposta con una serie di emendamenti abrogativi della gestione pubblica.
D’altronde i provvedimenti degli ultimi tre governi (Monti, Letta e Renzi) vanno nella direzione opposta, favorendo grandi gestori del servizio. In parole povere, secondoi grillini, l’intento del Pd è quello di favorire le multinazionali in cerca di profitto e tanto contestate dai movimenti che invece vorrebbero arrivare ad un quadro normativo unitario rispetto alla gestione delle risorse idriche, introducendo dei modelli di gestione pubblica e partecipata, che non abbiano come solo fine il guadagno.
L’iter avviato oggi segue ai lavori di un intergruppo parlamentare "Acqua Bene Comune" che nell’ultimo anno ha preparato il terreno al lavoro parlamentare "strictu sensu". Così l’atteggiamento del Pd coglie di sorpresa anche la deputata di Sel Serena Pellegrino, che in un post su Facebook accusa il partito di maggioranza di non aver sollevato alcuna questione durante i lavori preparatori, salvo fare dietrofront oggi.
Scrive la deputata "gli emendamenti Pd tradiscono il referendum sull’Acqua Bene Comune. Questa legge, frutto del referendum 2011, se modificata con gli emendamenti del Pd porterà la gestione del servizio idrico ad essere "pubblico" manon statale".
Chiamato in causa dalle colleghe di opposizione l’onorevole Enrico Borghi respinge al mittente tutte le accuse e non ci sta a farsi bollare come un "privatizzatore" perchè, polemizza, "a forza di dire bugie diventano consolidate verità". Ci tiene a spiegare che "Posta la pubblicità del bene, il costo del servizio ha un costo. Per la copertura noi diciamo che ci deve essere una corretta pianificazione e una gestione industriale che non significa privatizzazione, ma che il bene deve essere correttamente gestito con principi di efficienza e che l’ente locale non si debba trovare di fronte alla scelta obbligata di gestire la risorsa idrica solo attraverso aziende speciali".
Così se 27 milioni di persone non hanno avuto dubbi quando gli è stato chiesto di esprimersi sull’acqua pubblica, in Parlamento la discussione si muove in acque agitatissime.
Cosa prevede la proposta di legge
La proposta si compone di 12 articoli che, dopo aver definito l’acqua come un benenaturale e un diritto umano universale, passa ad analizzare le forme di gestione da parte degli enti locali e le coperture finanziarie. Quindi l’accesso all’acqua potabile di qualità nonchè ai servizi igienico sanitari è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani. La legge sancisce poi che è "responsabilità primaria dello Stato garantire la piena realizzazione di tutti i diritti umani.
L’acqua viene definita un bene comune ed in quanto tale non è mercificabile e deve essere utilizzata secondo i criteri di solidarietà. Per questo viene garantito a ciascun individuo l’accesso a 50 litri giornalieri come diritto universale. Il costo di questa quota minima viene coperto dalla fiscalità generale.
Dopo i principi generali, nell’articolo 3 la proposta di legge entra nel vivo e si schiera anche contro i colossi dell’acqua in bottiglia. Se passasse la legge, dal momento dell’entrata in vigore "non si rilasceranno più concessioni per sfruttamento,imbottigliamento o utilizzazione di sorgenti, fonti, acque minerali o corpi idrici idonei all’uso potabile".
Dopodiché la volontà referendaria si fa ancora più chiara: "La gestione del servizio idrico, definendo tale servizio privo di rilevanza economica e sottratto ai principi di concorrenza poichè persegue finalità sociali e ambientali di pubblico interesse". Alle regioni è affidato il compito di redigere il piano di tutela delle acque e la facoltà di normare la scelta del modello gestionale. Mentre gli enti locali svolgono le funzioni di programmazione, di organizzazione del servizio idrico integrato, di scelta della forma di gestione e la modulazione delle tariffe all’utenza.
All’articolo 6 è previsto che la gestione e l’erogazione del servizio non possono essere separate e possono essere affidate solo ad enti di natura pubblica. Dal momento dell’entrata in vigore della legge decadono tutti gli affidamenti in essere, stabilendo inoltre che gli enti di diritto pubblico chegestiscono il servizio non sono assoggettati al patto di stabilità e alle limitazioni occupazionali stabilite per la pubblica amministrazione.
Le tariffe vengono modulate tenendo conto della composizione del nucleo famigliare; della quantità di acqua erogata; dall’esigenza di razionalizzazione dei consumi e di eliminazione degli sprechi. In caso di morosità degli utenti, il soggetto gestore facendo salva la quantità minima garantita di 50 litri, possa limitare la fornitura.
E’ previsto il prelievo di 1 centesimo per ogni metro cubo di acqua erogato e per ogni bottiglia di acqua minerale commercializzata volto all’istituzione di un "Fondo nazionale di solidarietà internazionale" per favorire l’accesso all’acqua potabile a tutti i cittadini del pianeta. In chiusura per dare piena attuazione alla legge, ci sarebbe da rinunciare ai caccia bombardieri F-35 e ad una quota delle spese militari per recuperare un miliardo di euro che si aggiungerebbero ad una quota di due miliardirecuperati dall’evasione fiscale.
Ma con l’Italia che guarda da lontano la Libia, c’è da pensare che la guerra sarà prima di tutto in commissione. Sara Dellabella,l’espresso









   
 



 
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