L’incubo della Russia spaventa i mercati. Borse deboli tra Fed e Atene
 











"La situazione è critica. Un anno fa non avrei mai potuto immaginare che una cosa del genere sarebbe potuta accadere, nemmeno nei miei peggiori incubi". Non sono parole solite per un alto funzionario di una Banca centrale, eppure Sergey Shvetsov, vice govenatore dell’Istituto centrale di Mosca, non ha fatto tanti giri di parole per fotografare l’attuale crisi valutaria che ha investito il Paese guidato da Vladimir Putin, che a molti analisti sta sempre più ricordando quanto avvenuto nel 1998.
Per molti economisti, a differenza di allora, la Banca centrale potrà spostare in prima linea il tesoro di riserve da 416 miliardi di dollari per cercare di tamponare la situazione ed evitare il peggio. L’Istituto ha annunciato una rete di salvataggio per le banche e in questo senso si è mosso anche il Ministero delle Finanze moscovita, che ha annunciato di aver venduto parte delle riserve di valuta estera (7 miliardi) per sostenere quella domestica. Unamossa, priva di dettagli tecnici, che permette comunque al rublo di recuperare in area 81 verso l’euro e 65 verso il dollaro. Anche le Borse, vedendo l’attivismo di Mosca e sostenute da Wall Street, rientrano di buona parte delle perdite della mattina.
Torna in calo il petrolio, dopo il tentativo di risalita di ieri. Il greggio Wti scende di nuovo sotto quota 55 dollari al barile, mentre il Brent cede il supporto di 60 dollari. A pesare anche l’annuncio della Russia di voler mantenere stabile la produzione per il 2015, seguendo così la decisione dell’Opec, malgrado la caduta dei prezzi.
Mentre la bufera su Mosca continua a preoccupare, si torna a guardare anche verso gli Stati Uniti. Il Fomc (Federal open market committee, il braccio di politica monetaria della Fed) termina la sua runione di due giorni e annuncia le decisioni in materia di tassi. Gli analisti aspettano segnali per quanto riguarda le tempistiche dell’ormai prossimo innalzamento del costo del denaro, visto chetutti gli indicatori mostrano un’economia americana in salute. A tal proposito, comunque, si attendono anche gli aggiornamenti della stessa Federal Reserve sulle previsioni economiche.
Prima dell’esito della riunione Fed, gli investitori guardano ai dati sulla disoccupazione Uk: è stabile al 6% a fine ottobre, minimo dal 2008. Continua invece a scendere l’inflazione dell’area euro, allo 0,3% a novembre (0,4% a ottobre). Un anno prima era allo 0,9%. Nell’Unione a 28 Paesi l’inflazione è allo 0,4%, in calo dallo 0,5% di ottobre, mentre un anno prima era all’1%. Il calo della dinamica dei prezzi sarà fondamentale per la Bce, che dovrà decidere a gennaio se procedere effettivamente con un programma di stimoli straordinari all’economia.
Anche negli Usa si segnala un netto calo dei prezzi al consumo (-0,3% a novembre), dato peggiore delle attese. Calano pure le richieste settimanali di mutui (-3,3%), mentre il deficit delle partite correnti sale a sorpresa a 100 miliardi didollari.
In questo contesto di nuovo frammentato e con la grande volatilità che ha caratterizzato le ultime sedute, dopo il rally di martedì, Piazza Affari tratta in rosso dello 0,5%. Londra cede lo 0,2% come Francoforte, mentre Parigi avanza dello 0,3%. Tra i singoli titoli milanesi, tiene A2A dopo l’upgrade incassato da Goldman Sachs. Sotto la lente Unicredit, all’indomani dell’acquizione in Polonia della piccola cooperativa della Slesia Skok Kopernik. La Borsa di Mosca registra un netto rimbalzo con l’indice Rts, quello denominato in dollari, in rally dopo i tracolli a raffica dei giorni scorsi: ha guadagnato il 14,16% mentre il Micex, in rubli, ha ceduto il 2,11%.
Avanza positiva Wall Street. Il Dow Jones sale dello 0,5%, l’S&P 500 dello 0,7% e il Nasdaq dello 0,4%. L’euro chiude in forte calo a 1,2392 dollari e 145,59 yen sulla scia delle dichiarazioni del consigliere esecutivo della Bce, Benoit Coeure, il quale ha affermato che l’acquisto di titoli di Stato è lo"scenario di base" per un eventuale programma di allentamento monetario. Il biglietto verde si rafforza sullo yen a quota 117,43 in attesa della conclusione del direttivo della Federal Reserve, dal quale gli investitori attendono indicazioni più chiare sui tempi del rialzo del costo del denaro in Usa. In leggero rialzo lo spread tra Btp e Bund: il differenziale di rendimento è in calo a 137 punti base, il rendimento cala all’1,96%. Per le dinamiche dell’obbligazionario si guarda ad Atene: oggi c’è la prima seduta per l’elezione del presidente della Repubblica, che dovrebbe andare in un nulla di fatto.
In mattinata, le Borse asiatiche sono riuscite a metter tra parentesi l’instabilità di Russia e petrolio e a trattare in pari. L’indice Nikkei di Tokyo ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,38% (+64,41 punti) a 16.819,73 punti. A novembre, la bilancia commerciale giapponese risulta ancora in deficit, che però è diminuito del 31,5% su anno, scendendo a 891,9 miliardi di yen (6,1miliardi di euro). Le esportazioni sono aumentate del 4,9% e l’import è diminuito dell’1,7%, aiutato dal calo dei prezzi del petrolio.
Quanto alle materie prime, l’oro è stabile sui mercati asiatici dove quota 1197 dollari l’oncia, sugli stessi livelli di ieri. Di nuovo la Russia è centrale per il metallo prezioso: già girano voci, riportate da Bloomberg, che Mosca - tra crollo della valuta e fuga di capitali - possa mettere mano alle proprie cospicue riserve auree. Mosca possiede infatti 1169 tonnellate, circa il 10% del totale delle proprie riserve, che si sono triplicate rispetto ai valori del 2005. E, come visto, l’irgenza di intervenire massicciamente è forte.Raffaele Ricciardi,repubblica









   
 



 
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