Perquisizioni della Gdf in Ubi Banca e Compagnia delle Opere
 











Si allarga l’inchiesta su Ubi banca e scuote il mondo bancario, in particolare delle banche popolari, che sono proprio in questi giorni al centro del tentativo di riforma da parte del governo. E le novità giudiziarie riguardano proprio una delle banche che dovrebbe cambiare pelle e magari rendersi protagonista di un percorso di aggregazione con altri istituti più deboli. Da questa mattina, la Guardia di Finanza ha avviato perquisizioni nella sede di Ubi Banca, disposte dalle Procura di Bergamo.
La mossa degli inquirenti segnala anche nuovi addebiti verso gli undici soggetti coinvolti: si parla di ipotesi di reato per ostacolo alla vigilanza e illecita influenza sull’assemblea della banca del 2013. Fu una assemblea da numeri record, con oltre 13mila soci presenti e l’allora combattivo socio dissidente Jannone che prometteva fuoco e fiamme. Alla fine l’assise decretò l’elezione del consiglio di sorveglianza, nominando Andrea Moltrasio comepresidente e Mario Cera come vice. In quell’occasione, secondo l’accusa, sarebbero state raccolte illegalmente deleghe in bianco e anche deleghe con firme falsificate.
Nel nuovo filone d’inchiesta, diretto dal pm di Bergamo Fabio Pelosi e svolto dal Nucleo di polizia valutaria della Gdf, sono indagati il presidente del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa San Paolo, Giovanni Bazoli, nella qualità di presidente dell’Associazione banca lombarda e piemontese e i vertici di Ubi banca. Si tratta di Franco Polotti, presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca, Andrea Moltrasio, presidente del consiglio di sorveglianza, Victor Massiah, amministratore delegato, Mario Cera, vicepresidente vicario dle consiglio di sorveglianza, ed Emilio Zanetti, consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Bergamo e della Banca Popolare Commercio e industria. Per i sei il reato ipotizzato è ostacolo alla vigilanza.
Vi sono poi altri cinque indagati. Sono: Antonella Bardoni, presidentedella Confiab (Confederazione artigiani di Bergamo) e componente il consiglio di sorveglianza di Ubi Banca, Giuseppe Sciarrotta, responsabile del servizio rapporti con i soci dell’istituto, Guido Marchesi, consulente dello stesso servizio, Marco Mandelli, direttore generale della Banca Popolare Commercio e Industria (gruppo Ubi), e Rossano Breno, in passato presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo. Il pm Pelosi ipotizza nei loro riguardi il reato di illecita influenza su assemblea, previsto da una specifica norma del codice civile.
A rendere attuale questa inchiesta è proprio il fatto che il cuore della riforma delle popolari stia nel meccanismo di votazione: la raccolta delle deleghe da parte di un socio si limiterebbe a un numero tra 10 e 20 e soprattutto si prevede l’abolizione del caratteristico "voto capitario" (una testa, un voto) in favore della configurazione delle spa, in cui si vota in base alle quote di capitale detenute.
Nel maggio del 2014, le Fiamme Gialleavevano già fatto visita alla Popolare che ha forte presenza nel Nord Italia. Il 14 di quel mese era emesso che Bazoli era indagato dalla Procura di Bergamo che contestava al banchiere di aver influito, ostacolando la Banca d’Italia, nella nomina dei vertici dell’istituto nato dalla fusione della Banca Popolare di Bergamo e di Banca Lombarda. Tra le ipotesi, un patto occulto tra le due maggiori associazioni di azioniste, una presieduta dallo stesso Bazoli, l’altra da Emilio Zanetti.
Nel dettaglio, l’inchiesta della Procura di Bergamo contestava ai vertici di Ubi (e anche di Ubi leasing) i reati di ostacolo alle funzioni di vigilanza e solo a Ubi leasing quelli di truffa e riciclaggio. Il reato di ostacolo all’attività di vigilanza si riferiva a presunte, gravi anomalie nella modalità di comunicazione riguardo alle indicazioni dei vertici di Ubi-Banca, nata dalla fusione di Banca Popolare di Bergamo e altre Banche Popolari. Secondo l’accusa, due gruppi di azionisti di Ubi Banca -l’Associazione Amici di Ubi e l’Associazione Banca Lombarda e Piemontese, quest’ultima presieduta da Bazoli - avrebbero messo in campo, senza che le autorità di vigilanza ne avessero compiuta conoscenza, un sistema di regole tale da predeterminare i vertici di Ubi Banca. Quanto ai reati di truffa e riciclaggio contestati agli ex dirigenti di Ubi Leasing la magistratura ipotizza gravi irregolarità nella compravendita di beni di lusso, tra i quali imbarcazioni e aeromobili. Tali beni - sempre secondo le ipotesi dell’accusa - venivano ceduti in leasing a persone fisiche e società.
Il primo filone coinvolge i due referenti storici delle rispettive associazioni, Emilio Zanetti e Giovanni Bazoli, oltre all’attuale presidente e vice presidente del consiglio di sorveglianza (Moltrasio e Cera). Sottoposti a indagine anche l’amministratore delegato Victor Massiah e il presidente del consiglio di gestione Franco Polotti.
Ironia della sorte, anche in quel caso era un giorno di pubblicazionedei conti da parte dell’istituto.r









   
 



 
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